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domenica 30 ottobre 2011

IL PESCE (tonno, sgombro, ed altri “azzurri”)


Hanno tutti un nome scientifico, uno ufficiale e molte denominazioni regionali; nel loro insieme, però vengono definiti “pesce azzurro” perché hanno il corpo azzurro-argento, ma anche perché vivono in grossi banchi dove il mare è più azzurro e aperto, avvicinandosi alle coste solo nel periodo della riproduzione. Tutti gli esemplari, grandi o piccoli, hanno il corpo affusolato , che si restringe vicino alla coda. Appartengono a questo gruppo giganti del mare come il pesce spada e il tonno e animali piccoli come le sarde e le acciughe, nonché gli sgombri, leggermente più grandi e le aguglie, dalla testa lunga e appuntita. Quelle nominate sono le specie di pesce azzurro più diffuse nei nostri mari, dove vengono pescate in grosse quantità e, di conseguenza, sono facilmente reperibili.

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sabato 29 ottobre 2011

MERLUZZO ALLA NAPOLETANA (Ricetta)

MERLUZZO ALLA NAPOLETANA (Ricetta)

Ingredienti  (dose per 4 persone):
-        Gr 800 di baccalà ammollato,
-        2 peperoni (uno verde e uno giallo),
-        Gr 500  di pomodori ben maturi,
-        2 grosse cipolle,
-        prezzemolo,
-        peperoncino,
-        farina bianca,
-        olio d’oliva,
-        sale.

Raschiate la pelle del baccalà, quindi riducetelo a pezzetti di circa quattro cm di lato, eliminando tutte le lische. Sciacquateli e asciugateli bene. Passate i pezzi di pesce nella farina, quindi friggeteli in abbondante olio; via via che saranno cotti, metteteli a sgocciolare su carta bianca da cucina. Bruciacchiate la pelle dei peperoni, poi toglietela, mondateli, lavateli e tagliateli a strisce. Versate in un largo tegame l’olio usato per friggere, calcolandone g 100 (eventualmente, aggiungetene di fresco) e fatevi appassire dolcemente le cipolle, affettate. Sbollentate, sbucciate, private dei semi  e tagliate a dadini i pomodori, quindi uniteli alla cipolla. Salate e cuocete finché i pomodori avranno perduto tutta l’acqua. Unite allora i peperoni, una cucchiaiata di prezzemolo tritato e un peperoncino. Lasciateli ammorbidire, quindi unite i pezzi di baccalà fritto;  incoperchiate e cuocete a fiamma bassa per altri 10 minuti circa. Servite caldo oppure freddo.

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venerdì 21 ottobre 2011

STOCCAFISSO E BACCALA’

STOCCAFISSO E BACCALA’

Con entrambi i termini si indica il merluzzo che secondo la lavorazione che ha subito prende uno o l’altro nome.
Essiccato al vento del Nord il primo (Stoccafisso); sfilettato e messo sotto sale il secondo, si utilizzano entrambi in ogni regione. La storia commerciale di questo pesce (il merluzzo) “nutrito di ghiaccio e di Bibbia” (così scrisse il giornalista  Paolo Monelli a testimonianza che un pescatore norvegese aveva trovato, nello stomaco di un bestione, una copia dell’Antico Testamento) è affascinante. Originari del Mar Artico, i merluzzi tendono a scendere verso le più temperate acque del Sud, seguendo  due grandi correnti migratorie, percorse da branchi di milioni e milioni di esemplari: prediligono o l’estremo Nord della Scandinavia, oppure scendono verso il Labrador e i banchi di Terranova. Da secoli i catturatori lo sanno e si attengono a due lavorazioni delle prede, da cui hanno origine lo stoccafisso e il baccalà. Il primo come indica il nome, traducibile in “pesce bastone”, consiste nel decapitare ed eviscerare gli esemplari, esponendoli poi, appese a corde fra i pali, al gelido  ma asciutto vento del Nord, che essicca la polpa, addensandola attorno allo scheletro. E’ stato  il primo merluzzo da noi conosciuto. Fin verso il 1200, capitale del commercio dello “stockfish” è Bergen, in Norvegia: città che lega ancora il suo nome a qualità pregiate. Ben presto, però, la Scandinavia vede insidiato il suo monopolio da Lubecca e dalle città tedesche  della potentissima Lega Anseatica. La svolta decisiva avviene fra il 1497 e l’anno seguente, quando due veneziani  al servizio del re inglese, e cioè  Giovanni e Sebastiano Caboto, padre e figlio, partiti da Bristol su un piccolo veliero raggiungono la costa americana , sui banchi di Terranova. Qui i merluzzi  sono così grossi e riuniti in gruppi tanto numerosi da ostacolare la navigazione. Per catturarli, non occorrono ancora le lenze e gli ami, che useranno, a fine Ottocento, i pescatori di “Capitani coraggiosi” di Kipling: basta un canestro tuffato in acqua. L’Oceano e la temperatura non consentono, tuttavia, la lavorazione “alla norvegese”: bisogna sfilettare gli esemplari e mettere la polpa sotto sale: si arriva in tal modo al baccalà. In pratica, i due termini vengono  spesso confusi l’uno con l’altro: il baccalà  alla vicentina si prepara con lo stoccafisso, idem per la squisita  spuma-purea del “mantecato”. Chi ha risolto la questione  sono i lombardi: dicono merluzzo e usano quello che vogliono!

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